Ritratto di Susanne

Susanne Neumann scende dall'auto con una tuta d'aviatore, avorio. E vedo subito, nella mente, le donne di Tamara De Lempicka. Avorio, sì. Per tutto il giorno è stata in giro, senza fermarsi un attimo. Come succede agli stranieri che mettono piede nella Terra dei Due Mari, quello che la cattura è la luce. L'architettura di luce.

Susanne è l'espressione dei suoi occhi, quel guizzo delle sopracciglia, quel ceruleo perspicace. Andiamo a cena da Alessandro, che cerca di organizzare qui una mostra delle sue opere. Nella casa dei libri e del mirto. Susanne racconta le sue fotografie, quegli scatti pittorici che documentano luoghi destinati a perdersi.

Guardo la fabbrica di ceramica, lo spacco profondo nel muro di Baviera, le forme che ne sgorgano come sangue dalle vene di un uomo. E penso alla sua impresa, il suo tentativo di portare in salvo quei calchi ora depositati nei suoi garage.

Colleziona specchietti retrovisori frantumati, li posa sul velluto rosso, sotto una teca che li fa sembrare gioielli. Vicino al camino grande, ora spento, si imita nell'atto di tagliarsi i capelli da sola, quel biondo cenere alla garçonne minimale.

Anelli su dita affusolate, oro rosso e rubini, il cerchio decò, il modo che ha di nutrirsi quasi esclusivamente di brodo, persino in questa stagione. Apre la mappa del giardino di Spoerri, con quell'accento nella voce, anche quando racconta di quella telecamera puntata sulle ore, quando annota i propri rallentamenti. Per anni è stata al fianco di Daniel Spoerri, non solo quando lui ha creato, non solo nel suo giardino delle meraviglie.

Le servo il liquore con le mele cotogne sminuzzate, vengono dal Giardino dello Sguardo. Al piano di sopra ho visto il primo quarto di luna, dipinta sul muro dal medievalista amico dell'uomo col berretto, quello che mi racconta fatti favolosi vicino al boschetto di bambù, quello che mi regala il pane fatto in casa, libri, cesti di gelsi e piccole nespole.

Oggi porterà Susanne a Cutrofiano, a filmare la ragazza che balla la pizzica. Domani faremo il giro della costa, fino alla cava di bauxite. Cielo nuvolo, collana di perle di stoffa verdi, valanghe di lavoro da sbrogliare, bellezza, senso, profumo, e considerazioni.

Sulla memoria per esempio, che riordina ingannandoci, modulando le sue strutture al presente. L'inganno forbito della mente, bellissimo. Mentre scrivo il mio diario di contrabbando, squillano i telefoni impazziti. Sorrido.

Luisa Ruggio